mercoledì 14 novembre 2012


                                                                   Editrice Ibiskos Ulivieri Empoli

Gentili poeti e scrittori,
Poiché le cose hanno sempre un inizio e una fine, è con vivo rammarico che con questa edizione del Concorso Nazionale Letterario Garcia Lorca anno 2011-12 - XXII edizione - annunciamo la definitiva conclusione del concorso stesso.
Con questo desideriamo ringraziare tutti coloro che nel corso degli anni si sono avvicendati, svolgendo il prezioso compito di giuria, ciascuno nelle proprie competenze.
Il nostro ringraziamento va pure a tutti quei poeti e scrittori che, dandoci fiducia e a volte anche amicizia e stima, hanno contribuito inviandoci i loro lavori, a far sì che il concorso crescesse di anno in anno, portandoci alla meta della XXII edizione. E non è cosa da poco.
Ringraziamo pure la casa editrice Ibiskos Ulivieri di Empoli che si è messa a disposizione per pubblicare gratuitamente il primo premio della sezione "Silloge Inedita".
Ringraziamo pure la Provincia di Torino che per un certo periodo ci ha concesso il suo patrocinio.
Con questo ci congediamo augurando a tutti i poeti e scrittori un futuro denso di soddisfazioni e di successi.
Il presidente dell'Associazione Culturale Due Fiumi - Luigi Tribaudino                                                                                                    
e tutto lo staff di redazione della rivista Corrente Alternata e della giuria del concorso Garcia Lorca: Silvana Copperi, Rina D'alessandro, Angela Donna, Ivo Fogliasso, Anna Maria Gallo, Enrico Lazzarin, Carlo Molinaro, Donatella Moreschi,  Sergio Notario. 

martedì 23 ottobre 2012

SEZIONE D NARRATIVA EDITA

        Romanzo Storico


Premio Aldo Cappelli 
Paolo Cioffi – “H” – Edizioni Albatros



      “Anche piccoli numeri possono nascondere grandi ed eterne verità”, “… ma anche numeri piccolissimi …. come la costante “H…”, così giungono a concludere alcuni personaggi.

     Alta matematica – “mathematicam”, anche metafora umana.
Vengono ad emergere momenti di metafora umana: il disordine e la violenza, il nichilismo, l’anarchia, il regicidio di Umberto I. Elementi in netta opposizione alla precisione, all’ordine, alla purezza del pensiero matematico, dell’alta matematica.

    L’inizio del romanzo è ben diverso. Siamo a Milano dove si assiste ad un avvenimento a suo modo storico: è la sera del 26 dicembre 1899 e ogni cosa è pronta per la prima rappresentazione del “Sigfrido” al teatro alla Scala. Sta per iniziare un secolo (detto il “secolo breve”), che porterà acuti fermenti, profondi mutamenti e foriero di avvenimenti minacciosi e sconvolgenti per tutta l’umanità. La stessa organizzazione industriale uscirà per sempre dagli schemi ottocenteschi. Gli armamenti militari cominceranno a sostituire fabbricazioni domestiche. Nuovi modelli anche per le classi subalterne e l’inizio di una coscienza dei propri diritti. Giovani donne come Giuditta, cominciano a pensare alla possibilità del loro riscatto e ad una uscita dalle secche in cui era stata posta la donna dell’ottocento.

     L’Autore si è cimentato con una massa di materiale notevole che copre un periodo della Storia italiana e mondiale, vasto e complesso. Anni bui dalle lunghe e profonde metastasi.

     Per la serietà del lavoro svolto nella ricerca e per l’equilibrio della narrazione dei vari passaggi e la qualità della scrittura, la Giuria riconosce all’opera di Paolo Cioffi il premio “Aldo Cappelli” per il romanzo storico.
 












2° Premio – Luigi Tosti
          Sangue Seleucide Il prezzo del tradimento –  Edizioni Albatros

     Può non essere facile scrivere un romanzo storico, che non tradisca le fonti storiche a cui attinge, talvolta per inesatte informazioni o persino distorte in quanto la fonte era di parte.
Il lavoro di ricerca è difficile e faticoso. E poi sappiamo anche, delle  controversie tra gli storici stessi, considerando talvolta le interpretazioni di prospettiva.

     Tutto ciò per sottolineare l’attento e paziente lavoro di Luigi Tosti. Leggiamo qui della lotta mortale tra i due figli del re seleucida Periandro. Egli ha designato suo successore il figlio minore Bessarione, ritenuto dal padre valoroso e degno, senza però confrontarsi  con il figlio maggiore Polibio, legittimo successore ma che il padre giudica inetto e corrotto. La scelta del padre, giusta nell’ottica di un re, sarà la causa di una grande tragedia, fatale a tutta la famiglia reale e al regno di Seleucia.

     Non possiamo dilungarci oltre su un argomento appassionante e complesso.

     Grande storia e piccola storia possono muoversi su strade non sempre parallele, addirittura scontrarsi o venirsi incontro, per gli interessi quasi sempre discordanti. Ma il popolo anonimo sarà chiamato a raccogliersi in eserciti e a combattere per sostenere e difendere onore e diritti di un re.
      Difficile però molto apprezzabile la costruzione dei dialoghi, tanto più attendibili considerata la materia e il periodo storico in cui si svolgono.

     La giuria riconosce, per quanto sopra detto, il secondo premio per il romanzo storico all’opera “sangue Seleucide” di Luigi Tosti.



3° Premio – Angelo Vetturini
Aurora Consurgens – Ed. La Mandragora

L'llustrazione di copertina è un acquarello
tratto da una copia del manoscritto Aurora
Consurgens,
dettato secondo l'ipotesi di
Marie-Louise  von Franz - da Tommaso d'Aquino
morente ai monaci dell'abbazia di Fossanova.

     Il Medioevo del tardo XIII secolo rappresenta il momento storico di Aurora Consurgens.
Il titolo del romanzo è tratto dal nome del manoscritto dettato – secondo l’ipotesi di Marine Louise Von Franz – da Tomaso D’Aquino morente ai monaci dell’abbazia di Fossanova.

     La narrazione si svolge come le spire di un serpente tra intrighi di passione e di potere.
Passioni malcelate e odi protetti dalle mura di un maniero e vicoli stretti e maleodoranti, tuttavia non si basa tanto su precisi e definitivi accadimenti storici né è puntellata da date imprescindibili, onde conferire veridicità e attendibilità storiche.

Angelo Vetturini
     E’ piuttosto l’atmosfera generale che si delinea tra le righe delle pagine e il comportamento psicologico di personaggi ancora prigionieri di antiche ignoranze e superstizioni. E siamo certi che nessuno ne è privo. Le loro menti sono ancora profondamente imbibite di culture medioevali.

     Per la capacità dell’Autore di fissare momenti e immagini grandemente veritiere, per la cultura e preparazione delle sue ricerche interessanti, la Giuria riconosce ad Angelo Vetturini il terzo premio per il romanzo storico.

NARRATIVA


1° Premio – Bruno Marengo 
IL TEMPO NON RITORNA – ed. De Ferrari (GE)

     Bruno marengo, è descritto da Giorgio Barberi Squarotti nella prefazione al presente libro “narratore raro e prezioso”.
     Innegabile è la qualità della sua scrittura. Chiara e decisa, senza ambiguità, con una cifra di serenità, di allegrezza, crediamo dovuta anche alla scelta delle sue espressioni, che esiste anche nei momenti più seri, drammatici. Autentica leggera ironia. Scrittura felicemente “senza tempo” che ben accompagna una lunga storia, trasversale a vari periodi storici ben diversi tra loro.

     Ma Torino è sempre uguale?  Così sembra vederla al suo ritorno in città l’uomo senza volto: le piazze, le fontane, quei monumenti che non furono sfiorati dagli avvenimenti, dai bombardamenti. Forse è vero, il volto essenziale di Torino è rimasto immutato, ma bisogna saperlo scorgere. E le persone? Alcune (forse le migliori), non permettono al tempo di interferire.
Nello scorrere le pagine, memoria e presente paiono incontrarsi e poi lasciarsi in tutta naturalezza. Un fascino sottile pervade tutto il libro: il fascino della prima giovinezza nei grandi momenti. La Resistenza, il ritrovarsi nella piazza Vittorio, tra via Po e il fiume e la collina, quando si accendono le prime luci. Torino, città gozzaniana nel suo ricordo, ma poco gozzaniana se egli ancora ama la rosa che colse e la lontananza degli anni. Ma lui fa una citazione, ancora: “… Oggi t’agogno o vestita  di tempo! Non amo che le cose che potevano essere e non sono state … “ e quella settimana d’amore trascorsa tanti anni prima? Punti di vista.

     I due antichi ragazzi si ritrovano in un’altra dimensione, casualmente al Pronto Soccorso d’un ospedale. Del tutto impreparati, che l’appuntamento era alla Gran Madre.

     La loro vita pare dettata, voluta dal Caso. Forse occorre lasciarsi andare, accogliere la serenità che si respira con l’aria. Non programmare cose che non saranno. Questo è il narrare di Bruno Marengo. Autentico.
AnnaMaria Gallo

Bruno Marengo
2° Premio Ex Aequo
Arturo Bernava – Il Colore Del Caffè – ed. Solfanelli (Chieti)
     Quando la vecchia corriera verde stramazzò sulla piazza del paese, sul cocuzzolo della montagna marchigiana, il Maresciallo Modiano, dei Reali Carabinieri, provò una fitta di delusione. Nessuno l’attendeva. Forse si erano scordati del suo arrivo.
    
    Trovò il Podestà all’altro capo della piazza, dove stava elargendo agli astanti altisonanti parole per celebrare l’inaugurazione dell’elegante “Caffè del Fascio”.
Nel 1938, era ancora possibile vivere spensieratamente e sentirsi appagati nella normale banalità di vita che il paesino offriva. Un paesino quasi dimenticato da Dio. Era tutto un altro mondo.
Ben presto però il  Maresciallo si sarebbe trovato a dover affrontare il mistero di un delitto verificatosi quindici anni prima e ad incontrare strani personaggi venuti da Roma o da chissà dove: forse oscuri e terribili, di certo pericolosi.

     La superficie liscia quotidiana del paese talvolta si increspava: era il vecchio Alfredo ad occuparsene con rivelazioni a Modiano, talvolta con toni da commedia. Le storie, non semplici né chiare, non avrebbero potuto avere vita altro che in quei momenti, per la mentalità della gente e le loro abitudini.
    Anche qui la Storia rimane sullo sfondo.
Arturo Bernava

     La vita tranquilla del paesino finisce e la Storia irrompe con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Il Maresciallo Modiano partirà per il fronte e poi … l’Autore si spinge fino al 1978 con il rapimento e l’assassinio dell’onorevole Aldo Moro.
Anche questa è Storia ma è un’altra storia.

     La Giuria, considerata la qualità della scrittura e la narrazione sobria e stringata ma sempre ad un ottimo livello, che sa addentrarsi con finezza psicologica nei passi dei personaggi rendendo partecipe il lettore, attribuisce il secondo premio ex aequo per la narrativa edita, all’Autore, Arturo Bernava.
                                                          AnnaMaria Gallo


2° Premio Ex Aequo – Fabrizio Voltolini
IL CERCATORE DI ARMONIE –Albatros (RM)

     Un altro personaggio maschile che ama coltivare le proprie difficoltà di vivere, il disadattamento che lui coltiva, lo fa sentire diverso.
Male di vivere che non disdegna di rovesciare sulla moglie e persino sul figlioletto, che tenterà di uccidere salvo poi cambiare idea.
Forse l’angoscia dell’uomo è causata principalmente dalla cupa insicurezza e dal suo forte narcisismo.

     Un presunto insuccesso, il rifiuto opposto alla sua creatura artistica, sarà causa della deflagrazione del suo Io. Michele è un artista che può vivere solo di sé. Abbiamo avuto qualche difficoltà ad avvicinarci alla figura di Michele, del resto lui non chiedeva simpatia.

     Il ritratto inusuale che l’Autore offre del suo personaggio, attraverso un esame psicologico esistenzialista, offre il destro al lettore per lasciar cadere il preconcetto di incomprensione e pure di antipatia che ci eravamo preparati. Ma la nostra solidarietà è pur sempre rivolta a Serena, la moglie.
Affascinate il linguaggio, come le eleganti descrizioni di ciò che i loro occhi colgono.
Serrata la narrazione.

     AnnaMaria Gallo


Fabrizio Voltolini

3° Premio – Paolo Pampana
La Signora delle Farfalle – Ibiskos Ulivieri (Empoli)


     Ecco uno scrittore, un uomo che pensa di poter non solo comprendere, bensì di poter impersonare una donna e di calarsi con una indagine psicologica e comportamentale non solo in quella donna ma anche in altre donne.

     Lei ha un cane che la segue dappertutto: Birillo. Dai suoi pensieri, dalle sue parole ci pare una donna dura, che ha sofferto nella vita, che dice cose strane, come non sapere se sia affezionata alla donna che l’ha partorita, “anche perché io non c’ero, mi è stato raccontato”. Inconsapevole ma presente.

     L’uomo che è nello scrittore, talvolta si tradisce e allora fa capolino una donna dai tratti aggressivi, dalla vaga peluria sotto il naso. Ma questa donna ci piace. E’ intelligente, è coraggiosa, sa vivere da sola. La ama intensamente la propria libertà personale. Sa sbrogliarsela da sola. Gode di un forte ego che contrasta la figura materna; quest’ultima, donna forte ma con toni femminili. Il ritrovarsi gioverà alle tre donne del romanzo, le aiuterà a comprendersi, ad essere vere compagne.

     Una vicenda narrata sempre in prima persona, fortemente introspettiva, forse questo il vantaggio dell’Io narrante. Sono belli i frequenti spunti poetici, le immagini delle marine che evidenziano la familiarità e l’amore che Paolo Pampana pone in quei personaggi, per i paesaggi che sono i suoi. I momenti poetici che emergono quasi inaspettatamente sono tra le cose migliori del romanzo.

AnnaMaria Gallo 


Paolo Pampana

         SEGNALAZIONI



Gina Codovilli
Il Mio Principe - ED. ITACA (CASTELBOLOGNESE)

        Non facile trovare parole più giuste di quelle del Vescovo di Rimini, Fancesco Lambiasi, nella Sua presentazione di “Il mio principe”.

assomiglia ad un piccolo lord inglese
ha pure quell'aria giusta, un po' distaccata e snob,
un po' annoiata e assente da vero principe.
       Le prime parole sono: “Un clima di gioia incontenibile, troppo presto oscurata …” poi,   “Si fa strada anche il ricorso spontaneo alla preghiera, all’intercessione di Maria, sentita come madre e compagna di viaggio”.

Gina Codovilli
 Il coraggio di questa donna che non conosce rassegnazione, la porterà a divenire madre per la seconda volta. Lei chiude la Sua narrazione dicendo: “Ora so che anche gli avvenimenti negativi mi hanno aiutata a crescere, come è cresciuta la mia fede, ragione e forza in un percorso spesso impervio”. In effetti l’aiuto tra madre e figlio è stato vicendevole.





Tina Chesi Dragoni 
Un Fiore Nella Polvere – IBISKOS ULIVIERI EMPOLI




    Abbiamo letto queste pagine gioiose e dolorose insieme con grande commozione e rispetto per i sentimenti che le hanno animate.

     Chesi Dragoni è una mamma coraggiosa anche per aver saputo superare sé stessa.
Noi ci siamo avvicinati alla figura di Sergio, persona che è stato bello conoscere e amare, che ha arricchito spiritualmente coloro che lo hanno conosciuto; e ne siamo stati ben lieti.

     Grande è la serenità che accompagna tutto questo libro e vogliamo ringraziare la mamma di Sergio per avere scritto di Lui. E’ un dono per tutti.


Tina Chesi Dragoni



 Renzo Bertoldo – “UPPER LAKE” – NEM EDIZ. 


     Romanzo criptico, ma affascinante. Lo lasci, lo riprendi per cogliere il filo del discorso.
Ci è parso, talvolta, gonfio di troppe parole che possono, a nostro parere, far deviare dal senso delle intenzioni vere dello scrittore.
La narrazione è portata avanti con lucida intelligenza e distacco dalla realtà (quale?): Lui ne vive una che solo i suoi occhi conoscono.


                                                                                                




Mario Fulvio Giordanino 
La Trota Maschio – Blu Di Prussia (PC) 

     Racconti brevi, gradevoli anche per il grande senso di equilibrio che li percorre.

     Tutta la narrazione e la scrittura che la sorregge, l’ironia sempre presente unita ad una fondamentale saggezza, portano il lettore a leggere con buonumore e a provare: “il piacere di stare insieme”, (per dirla con le parole di Mario Conte, prefatore del libro e amico di sempre di Mario Giordanino).
     AnnaMaria Gallo
AnnaMaria Gallo
                                                                                          
La Giuria - AnnaMaria Gallo, Ivo Fogliasso


i libri giunti al concorso e messi a disposizione del pubblico presente in sala

lunedì 22 ottobre 2012

SEZIONE C POESIA EDITA


1° Premio – Serena Dal Borgo  
Non ancoraBook Editore RO FERRARESE (FE)

  
      Non  c’è bisogno di tante parole per fare poesia. Basta un verso, un cenno, un segno.
Ed è con questo verso, cenno, segno che la poetessa Serena Dal Borgo scolpisce la sua poesia.
La scolpisce pagina dopo pagina in un coerente continuum: la sua preghiera frammento di preghiere.
 
      Il Toc, le torri, la madre, il figlio, l’amico i motivi  per cui l’anima attinge alla fonte lenitrice della preghiera che nel suo poetare costruisce piccoli preziosi ceselli scolpiti col cuore.

e il Toc. E la spianata lunare di fango,
e io che quel giorno del nove compivo
due anni. la sera del Toc cadente.
la sera della partita del Real Madrid. due anni.
due secoli. e la terra fangosa e il boato.
e tu forse tre. e noi piccole lontane.
noi che il Toc ha fatto incontrare.
noi che di terra scaviamo. tu che in acqua
sali con Va-le-rio e Gi-uuuu-li-a.
noi che in cielo d luna specchiamo
con pelle d'ardesia.


dovevi sentire 
come l'acqua lo sommergeva
e lo trascinava. e lo spostava
e lo oscillava qua e là.
sommerso. sospeso.
come fuscello nell'ira
        fustello in attesa.
                 rumore ovattato.
andava qua e là.
sospeso.
senza odori senza suoni.
E la madre tra le braccia.

Ave Maria madre benedetta
piena di grazia madre di Cristo
madre addolorata madre colpita
Fa' che torni. Fa' che i filari 
s'alzino al manto azzurro.
Ave Maria il mio figlio è morto.
Tuo figlio è risorto. Ave Maria
Madonna di Dio, Santa Benedetta.
Tuo figlio in croce.
mio figlio in acqua. Ave Maria
piena d'amore piena di dolore
ti ho dato tutto il corpo
che veniva dal mio corpo.
...................................................
nell'acqua il corpo si muoveva appena
imprigionato tra le sabbie e il fango.
Dentro l'acqua scompariva ogni cosa.
I capelli biondi, gli occhi grandi,
i ricci, l'azzurro. L'innocenza

la madre                        
                              a cercarti. toccarti. salvarti.


Serena Dal Borgo

inducimi in tentazione Signore,
fammi pregare preghiere
che non so. in latino, in ebraico,
in aramaico. semplici preghiere
di pace e eternità, inducimi
in tentazione davanti alla pietra,
alle rose rosse per il giorno
del compleanno alla schiuma. e alla luna.






2° Premio ex aequo – Caterina De Martino                                          
NELLA STRADA DEL MIO SECOLO 
ed. Il Convivio (Roma)

 Se la poesia è canto il poeta la fa vibrare.

“Io sono canto e vibrazioni”.  Si dichiara la poetessa Caterina De Martino e così è la sua poesia: canto e vibrazioni.

Un tutt’uno con l’essere e l’universo. Un dialogo sempre in “bilico tra questo essere e non esistere”.
Un’esplosione di vita che precede il precipizio buio di tutte le cose.

La raccolta è divisa in stazioni. Una Via Crucis che partendo dai fulgori entusiastici dell’esperienza sessantottina  riflette sulle violenze e il lento ma progressivo disgregarsi della società in declino.
“Il cuore è un melograno sanguinante/ogni chicco un grano d’amore”.
L’amore è il fil rouge che percorre  tutta la sua poesia. Un amore cosmico, intenso, passionale.

Inevitabilmente la guerra. Quindi il dolore, l’ingiustizia e sociale e umana sono il grido del suo essere donna, poeta, persona.

Nell’ultima stazione, esplode come potenza incontenibile il mito dell’ “io” unico e irripetibile. E come cascata dirompente afferma: “Esisto interamente/in questo barbaglio luminoso/e mi apro all’ascolto/ oceanico dell’essere”.


E tramontò il sole

e risorse con l'aurora

            sopra gli steccati di Auschwitz
            dopo l'apocalisse di Hiroshima
            era una palla  polverosa
            appiccicata al cielo.
            La ferocia dell'indifferenza
            e poi la dimenticanza.

            Ora mi assesto bene in poltrona          

            a vedere i resoconti di qualche guerra
            (Ce n'è sempre in più parti).
            Cambio spesso canale.

            Anche di me stessa 
            ricordi scardinati
            dall'analisi spietata,
            era un palcoscenico allora
            e mi scrivevo le battute
            dolore e sdegni
            (davano una certa dignità)
             nei grovigli di vita
          e andava secondo il flusso.
            Tutto uguale anche per gli altri,
             Nella strada del mio secolo.

STAZIONE PRIMA: Incomunicabilità nell'era della comunicazione
STAZIONE SECONDA: Crisi del soggetto senza più identità e finalità escatologica
STAZIONE TERZA: Fermenti, ansie, sogni del '68 e successivo deteriorarsi degli ideali nella                                    società post-moderna
STAZIONE QUARTA: Risvegliarsi della coscienza femminile
STAZIONE QUINTA: Dispiegarsi della violenza nella società e fine della solidarietà nell'individuo 
STAZIONE SESTA: Il mito della potenza dell'Io

            
         2° Premio ex aequo -  Fulvio Castellani 
         SERA DI PAROLE Ibiskos Ulivieri - Firenze
  
     Poesia meditata, sussurrata, immersa nella nostalgia del ricordo, di un vissuto pieno e ricco di curiosità, emozioni, nella ricerca ancora e continua del canto delle sirene a rinverdire  il sogno perso nella visione stanca di un’età perduta.
     Il verso segue il passo lento e lieve  del pensiero dolcemente malinconico e sapiente.
Come un fiore ripiegato su sé stesso, il poeta attinge nella poesia quell’anelito di  vivifica illusione nella consapevolezza ultima ed estrema di un approdo senza ritorno.







Addormentate sono le foglie
che cadono a grappoli
con il rumore della pioggia
e la voce lontana del sole.

Appeso è il loro frastuono
al respiro sommesso
del silenzio. E' un addio
ai colori al vento
all'indugiare afoso delle pietre
al ristare quieto sul muro
arrotolando antiche note d'amore ....

Per questo non uso parole:
non servono ad adornare
appassite ghirlande d'attese.

Appeso all'ultimo aquilone
avvolgo il mio autunno
con l'occhio ancora stupito
della primavera.






3° Premio ex aequo – Daniela Della Casa  
VANIGLIA DOLCE AMARCORD -  Ed. Genesi (Torino)

     Sulla scia della memoria, dolce come solo il ricordo sa rendere nella lontananza mitica di un mondo perduto, quel “minimo mondo che è immenso”, si apre sotto i nostri occhi attraverso le poesie-racconto di Daniela Della Casa.

     L’autrice si esprime con la cantabilità della poesia italiana tra Otto e Novecento orientandosi anche verso la poesia dialettale piemontese con risultati del tutto apprezzabili.

illustrazioni di: Giorgio Testari
Di vaniglia odorava 
mio padre, intorno
spandeva caramello e farina.
Così dolce il ricordo
mentre l'eco ritorna
di sublimi romanze.
Le cantava mio padre
a me, bambina estasiata,
rotta la voce, umidi gli occhi
e il cuore trascinava l'amore.











Per te vorrei versi scomposti,

senza ritmo, senza danza,
spezzati, scapigliati,
duri, selvaggi.
Per te vorrei versi taglienti,
fendenti che spolpano,
disossano, feriscono.
Per te vorrei parole di passione
che graffiano, sferzano,
colpiscono, ti centrano dentro.

Trovo invece miele e tenerezza,
vedo fuoco del camino,
una morbida coperta che ci avvolge
e noi che parliamo del passato,
ci sorridiamo, gli occhi persi
e le carezze sono soffici e dolcissime.


 Daniela Della Casa

      
      3° Premio ex aequo - Giovanni Galli 
      Canti di San Grato Montedit  Melegnano (MI)


Una rappresentazione coerente ed unitaria di un mondo contadino e di un paese che sono centrali nella vita di Giovanni Galli.

Linguaggio di una musicalità intrinseca a un verso libero che è la musicalità stessa della vita, dell’uomo nella natura, di una campagna operosa e  solare, osservata da chi, come il poeta, è “biologicamente collegato con il mondo che lo circonda e lo contiene”.


La poesia è la parole dei secoli (Nicolò Tommaseo)
La poesia è la ragione messa in musica (Francesco De Santis)
Scrivere un libro di poesie è come buttare un petalo di rosa nel Grand Canyon e aspettare l'eco.
 (Don Marquis)
Far poesie è come far l'amore: non si saprà mai se la propria gioia è condivisa. (Cesare Pavese) 

         L'acqua dei sogni

            Secchi hanno schiocchi more rugose
            se tonfan caparbie nell'erbe di giugno,
            più cupe e carnose.

La sotto pare un'ombra imprevista si muova
e a fusti, d'antico finaggio, con coraggio
lenta s'accosti.
Tu sosti e attendi, gustoso, un sincarpio composto
che, di ramo ancora nascosto,
innocuo ai piedi forse ti cada
e, prezioso, nell'oro s'acqueti d'un timido croco.

Slegheresti la voce, a poco a poco,
per fargli prudente una chiama
ma non sai chi, di botto, emerga alla luce
e allora è meglio, da sempre, si taccia.
Tu sosti e attendi vedere si faccia un volto che piace,
che s'inondi di sole
e alle spalle, a giugno, si lasci graziose
secchi schiocchi di more sugose.

Là sotto grevi son passi
che verde gramigna pestan riposta
e, quasi, di gelso neri dan mosti alla terra nascosta
che l'ingoia con forza e ne fa altra ombra
e nodose radici.

"St'ann-si, la melia
- in buon piemontese tu dici  -
Prof. Giovanni Galli
a possa ant un nen,
a toca "l ginoj
e a l'é resistenta"*

Nell'aria rovente
(immoto)
sosti e attendi,
ché solo è un assunto innalzato
per esser presente.

Là sotto
(svuotate)
berte-ladre** iridescenti
materni furti scontan, lucenti.

Oh tra potenti lodato
sempre sia il potente!

Del Tutto e del Niente
sosto e attendo ...

Fremendo
fra lattughe eccedenti di fosso
(di Piramo e Tisbe è quel rosso)
venata di sangue, Francesca, l'acqua
già sfrena dei sogni
a non soffocare di gelsi.

Nel giardino smarrito dell'Eden
(l'acqua impetuosa non s'arresta dei sogni)
dal sacro melo, masticando, si cade
a più non peccar di cotogni.

* "Quest'anno il granturco// - in buon piemontese ti dici - //s'è alzato in un niente,// ed è resistente"
** Gazze


Pina Meloni, Anna Maria Dall'Olio


PREMIO SPECIALE PER L’HAIKU

Stefano Cervini – SI POSA BOREA ED. ALBATROS (Roma)



     L’haiku è la quinta essenza della “regola”. Ma, per ogni vero poeta,  è  fondamentale accogliere la regola, per poterla e saperla superare.
   
     Questo è il segreto del lavoro di Stefano Cervini che, consapevolmente, traspone la versificazione tipicamente giapponese in un contenuto a noi contemporaneo ed emozionalmente vicino: un mondo “altro” che diventa nostro nella sequenza delle stagioni e  del rapporto con la natura fondamento e origine dell’haiku tradizionale.


"Frigora mitescunt Zepheris, ver proterit aestas,
interitura simul
pomifer autumnus fruges effuderit, et mox
bruma recurrit iners."
(Quinto Orazio  Flacco)
"Si addolcisce il freddo agli zefiri,/annienta primavera la potenza dell'estate/che svanirà non appena l'autunno copioso/avrà sparso i suoi frutti e presto/i giorni brevi torneranno inerti". (traduzione dell'autore Stefano cervini)


Borea si posa
con dolcezza Scirocco
carezza l'onde

            Barche alla pesca
            fra gabbiani festanti
            svelta una scia
Corrono  i venti
sui regni vertiginosi
di Poseidon
"Ben venga maggio
e'l gonfalon selvaggio!"*
un'Eco canta
tra valli ad Arno antica
a l'arie a l'acque a l'erbe"**

*Primi due versi della canzone a ballo CXXII delle rime di Angelo Poliziano.
**E' un TANKA, ovvero "poesia brave", altrimenti anche chiamato WAKA, cioè "poesia giapponese", comunque costituito da 5/7/5/7/7/ sillabe, da cui storicamente sarebbe derivata la forma dell'haiku. 


Stefano Cervini



Premio Speciale Poesia è la Vita a: 
Awa Demaldè Diop e Mario Romano Parboni

Awa Demaldè Diop, Mario Romano Parboni


copertina e illustrazioni interne
 sono di Awa

 Awa Demaldè Diop 
Sogno un mondo – IBISKS ULIVIERI (EMPOLI)



“Poesia è la vita” per Awa Demaldè Diop, è la vita che deve realizzarsi nel suo paese, l’Italia e nel suo sogno fantastico: Afrilia.



     Afrilia è l’invenzione di Awa giovane poetessa, anzi giovanissima.
Il suo sogno: "Italia e Africa". Lei è tutte e due e sogna questa fusione che già è in Lei; e dunque allarghiamo questo sogno, facciamolo anche nostro!

     Ed è per questo motivo e per la maturità, dolcezza, musicalità ed incanto che pervade la poesia della dolcissima Awa che abbiamo inventato a nostra volta accomunando il poeta Paolo Parboni il premio “Poesia è la vita”.

Crea un'onda per capire
crea un'onda per sembrare
una persona diversa,
crea un'onda per sognare
un nuovo inizio,
crea un 'onda di gioia,
di dolori, di sapori,
crea un'onda per cantare,
fino a perdere la voce.

Quasi sempre creo un'onda nella mente,
di sentimenti turchesi e luccicanti,
un mare di pensieri,
così teneri, così neri.
un'onda di emozioni,
fino a piangere, fino a ridere,
creo un'onda con il cuore,
per la speranza di una vita
piena di luccicore,
di infinita fantasia e poeticità ...
e non nel profondo terrore.


Awa


Mario Romano Parboni 
L’Altura (poesie 1960 - 2010)  introduzione di Eugenio Rebecchi -  ed. Blu di Prussia (PC)
  
     “Poesia è la vita”, è per Mario Romano Parboni, il percorso del suo sogno che si fa testimonianza .

     Teatro è poesia, poesia è anche teatro.

     Mario Romano Parboni sperimenta con originalità di linguaggio e acume intellettuale calandosi nei meandri esistenziali, ponendo le sue domande i suoi dubbi i suoi perché. Non ci sono risposte, soluzioni. Molto semplicemente L’Altura,  testimonia un vissuto che si fa poesia, ricerca, teatro. La realizzazione di un sogno. Un sogno che ha attraversato mezzo secolo di vita letteraria, dove il poeta si fonde e confonde nell’impegno civile, sociale, di amore, di religiosità . Non a caso la citazione di Simon Weil “L’arte è attesa. L’ispirazione è attesa: l’attesa di Dio” che già indica la strada percorsa da Parboni per arrivare oggi con quel suo bagaglio di esperienza e di uomo, di poeta e di intellettuale.

    E’ per questi motivi che la Giuria ha assegnato congiuntamente ad Awa Demaldè Diop il Premio Speciale “Poesia è la vita”. L’uno per la pienezza del suo percorso, l’altra per il suo felice affacciarsi alla vita ed alla poesia.

Mario Romano Parboni

(1960) 

La primavera mi spazia - 
incapace di moderarla
mal riesco a contenerla.

I fiori e le foglie
fanno nido al vento.

Avviene la notte!

Mi sto innamorando dell'universo!

(2010)

Fra luci bugiarde, al neon, di notte,
fannullone, scorato, decadente,
d'attorno a una fontana senza pesci.

Le fontane senza pesci sono anomale?

Quel che si scorge in superficie
scaturisce dall'interiorità?

Il gelo è assassino ma pure
l'annoiante caldo è assassino.

M'imbatto in pubblicità concernente
un'impudica minigonna rasente il culo
e la confortevole casa di Barby.

Indossando un trench alla Humphrey Bogart,
privo di sigaretta giacché non fumo,
cammino con le mani sempre in tasca
fischiettando, inestinguibile memoria,
una struggente canzone di Tenco.

La Giuria: Silvana Copperi, Angela Donna, Luigi Tribaudino


Silvana Copperi - Luigi Tribaudino

Il poeta Mario Romano Parboni nell'ambito della cerimonia di premiazione ha letto questo breve sunto che riguarda il Suo pensiero sulla poesia e noi abbiamo ritenuto opportuno riportarlo in questo sito dedicato alla cerimonia .... appunto:

Carpire i significati agli avvenimenti, alle cose, affinché si riesca, concernente qualcosa  del mistero bilico, a farli diventare linguaggio.
Ciò mi affascinò fin da ragazzo, quando meditando i poeti greci e latini, Orazio, Ovidio, Catullo, Gallico, Saffo, Simonide ..., sentivo che il mio spirito s'irrobustiva. Ma scoprii il teatro, (asserisco ciò perché io mi occupo di teatro) che è strutturato con un linguaggio dall'interiorità possente idem a quello della poesia: quindi teatro e poesia hanno fondamentalmente, in un certo senso, la medesima spina dorsale; ed anche per quanto concerne, talvolta, la disposizione della scrittura. Ma in fondo, il valore autentico battezzato "poesia", è l'originalità che ne scaturisce, non tanto la scrittura, sia essa congegnata in versi o meno.
Se manca l'originalità il tutto è vano........
Dai padri della lirica moderna: i cosiddetti poeti maledetti, di cui l'origine, il portabandiera è considerato Lautreaumont, eppoi Rimbaud, Mallarmé, Baudelaire e qualche altro. 
Colui a cui mi sento più accosto è Rimbaud, anche se non sono certo paragonabile al suo valore, logicamente; ma influenzato però dal suo relismo critico, dal suo spirito sognatore, dal suo impegno morale e dalle sue cosiddette fughe concernenti il trascendente.
Noi tutti sappiamo, comunque, che se non ci fossero stati, nell'ottocento, tali "poeti maledetti" mai sarebbero esistiti Ungaretti, (a cui io avrei dato il Nobel), né Quasimodo, né Montale, né Caproni e forse forse neanche Pasolini. 
                                                                                             Mario Romano Parboni

Dalla collezione di pupazzi di Pinocchio di Mario R. Parboni:

 Ravvivare il più possibile il mito di tutte le significazioni scaturite da personaggio Pinocchio; tenerlo vitale soprattutto fra i bambini mentre crescono; avvelenare, tramite avvedute spiegazioni educative, gli animali metafore delle perversioni umane, presenti nel collodiano "tomo scatolone", affinché avvenga il prodigio che renda l'uomo fondamentalmente saggio, quindi meno guerrafondaio e più reciprocamente solidale. "Inutile leggere la scrittura se non la   
si capisce", asseriva l'apostolo Luca.
Provvidenziale se tutti fossero calamitati dallo straripante contenuto, perfino "biblico" direi, del capolavoro Pinocchio, zeppo di assennata pedagogia e di originali fiammate poetiche.
                 Mario R. Parboni

Abbiamo voluto inserire queste due fotografie che ritraggono alcuni pupazzi della nutrita collezione di Pinocchi del poeta Mario R. Parboni anche se, non hanno alcuna attinenza con il concorso di poesia allo scopo di fargli cosa gradita e anche perché essendo l'ultima edizione ci permettiamo questa piccola trasgressione.
Sappiamo che Parboni nutre un sogno quello di fondare un piccolo museo di questa Sua straordinaria collezione e noi gli auguriamo di tutto cuore che questo Suo sogno diventi realtà.