mercoledì 15 giugno 2011

SEZIONE C POESIA EDITA

1° Premio ex aequo – Mari Farca – Ombre nel fuoco – Paola Caramella Editrice
  
Amore, passione, morte sono i temi della più classica tragedia, quella che arriva dall’antica Grecia. A questi temi si aggiungono, nella poesia di Mari Farca, la natura, il vivere quotidiano non scevro di disagio e malinconia. Un quotidiano antico, contadino, dagli antichi profumi. Quello dei suoi avi che lasciarono la chitarra e il violino per diventare contadini, artigiani, muratori ecc.
“Una rosa è musica, un cielo stellato è vibrazione e ritmo, così le stagioni, la notte e l’alba, così l’acqua che scorre, la frutta, il grano.” Così sostiene nella sua poetica premessa l’Autrice.
La musica è quindi presente in ogni cellula di questa raccolta e Il ritmo è  il lascito naturale dei suoi avi  che, lasciati gli strumenti e diventati “altri” glielo fanno  riecheggiare nei suoi versi.
Il libro è impreziosito da alcune belle fotografie scattate dall’Autrice stessa.
“Ombre nel fuoco” è un percorso di vita che muta forse nello stile, ma rimane sempre sé stesso nelle emozioni che provoca in chi lo legge.
   Silvana Copperi, Luigi Tribaudino


Uomo della vite


sei l'uomo della vite
questo è il tuo nome.
Hai comperato gli strumenti
per tutto il mio destino autunnale.
Prima,
quando non c'era che alba
e conchiglia
e vegetali di mare,
quando c'era ancora il mare nel tuo corpo,
già sognavi la terra che sarebbe sorta
perché sei il coltivatore
l'esploratore esclusivo del seme
ove nasce l'uva,
con la sua storia primitiva
il suo impulso la sua casa.
Tutto questo ti chiedo
di conoscere sempre:
perché quando svanirà la rugiada
quando l'alba sarà fuggita
senza lasciarci un ricordo
tu, conoscitore di sentieri
dovrai portarmi al di là del dolore,
ove gli insetti della vigna
costruirono scavando un sotterraneo
per il nostro vivere di sogni.



1° PREMIO ex aequo Angelo Lamberti  Il pompiere salta cavallerescamente il Kamikaze
Negretto Editore

“Ieri mio padre/ha percosso/il padre di mio padre/….”
Nella drammaticità dei fatti l’Autore oggetto e soggetto di un percorso di vita travagliato trova quel sufficiente distacco necessario per trasfigurare in poesia un’esperienza difficilmente superabile.
Il titolo,  inconsueto, prende spunto dalla cronaca di una partita di calcio riportata s’un giornale che la mamma utilizzava come tovaglia nella casa al cimitero, (luogo nel quale il poeta ha vissuto con la famiglia per sedici anni),  dove il pompiere, in arte Gunnar Nordhal, milanista, e il kamikaze, Giorgio Ghezzi, interista in una mirabolante azione, saltava cavallerescamente il kamikaze. Così emblematicamente  questa sua storia personale fatta di cruda realtà dove nella partita con la sorte i ruoli non sono mai definiti, ma interscambiabili fra di loro, Angelo Lamberti, “(ma anche gli altri personaggi)”, come puntualizza, Giorgio Barberi Squarotti nella prefazione del libo, “è ora pompiere che agisce e opera per acquietare e riordinare le violenze, le drammaticità, le miserie, le angosce fino alla disperazione e alla tentazione della distruzione e dell’autodistruzione. Il poeta poi si mostra come il Kamikaze che affronta il rischio della sconfitta del mondo e con il suo coraggio, che sembra follia, lo salva e conserva l’onore inviolato della metaforica rete.”
Il libro è diviso in quattro sezioni. Sistematicamente in connessione tra di loro. La prima sezione riguarda la vita nella casa al cimitero. La seconda e la terza sezione sono dedicate rispettivamente al padre e alla madre  nel momento più lacerante della loro decadenza fisica e per la madre anche psichica. Ed è qui che nella pietas il poeta trova gli accenti più profondamente toccanti.
La quarta sezione  UNCI DUNCI QUARI QUARINCI (apriti sesamo) fiabescamente chiude la raccolta con ironica malinconia.
In tutta questa dolorosa vicenda umana l’Autore, poeta ricco di poesia, riesce a trovare accenni di dolcezza anche quando “manca l’odore di legna dentro la stufa”.
 Silvana Copperi, Luigi Tribudino
Allora tu immagina per un momento
che il bambino corra incontro alla donna
e che abbia le braccia aperte
come ali in volo.

La donna accucciata,
anche lei con le braccia aperte,
lo aspetta.

Lo aspetta 
come il fiume la nuvola di pioggia
l'acqua nell'acqua.


2° PREMIO – Lorenzo Cimino “Atleta” Edizioni Helicon

 Parole aeree, leggere: eteree. Messe in fila una all’altra in attesa della stoccata finale. “…La freccia è scoccata: il sogno la fermerà?” Dice  Calvino sulla leggerezza: “…..la leggerezza è qualcosa che si crea nella scrittura, con i mezzi linguistici che sono quelli del poeta …..)
Sì, l’Autore, Lorenzo Cimino, rispettando i precetti  fondanti della poesia traccia con leggerezza sul bianco del foglio  un sottile e raffinato gioco dell’intelletto .

Nella considerazione armonica della natura, il sogno ad occhi aperti diviene veicolo di riflessione. Passaggio obbligato attraverso il quale trasfigurano i sensi, i dubbi, le domande. “…. Ora zero. Sarò? Non sarò?/Forse sono…..”

Se per  Calderon De La Barca “LA VIDA ES SUEGNO” Lorenzo Cimino vuole uscire dal sogno “Non viaggio mai? Eppure ho bisogno di non chiudermi nel sogno…..”
Dunque il sogno come trappola dalla quale uscire. Viaggiare? Viaggiare sì, ma all’interno dell’inconscio e trasfigurarlo in poesia. “Rallegratevi alla nascita di un verso/pieno di gioia e lieve, quasi senza gravità/come una terra impregnata di futuro.”
  Silvana Copperi            
                                        Metalinguaggio
                                 
                                                    Magica è la situazione
                                        quando mi guardo allo specchio
                                        come dall'alto guardo questa valle.
                                        I rapporti tra le cose trascolorano,
                                        cambiano le cornici, le coordinate
                                        tendono ad infittire la trama,
                                        mutano gli istanti, quasi si annullano,
                                        il pieno non ha la massiccia compostezza
                                        del corpo, puro momento che, in sé,
                                        ha la natura dell'effimero, ma trova
                                        raccordi, cerca l'onda lunga della memoria,
                                        non si rassegna alla pura sussistenza,
                                        guarda ad altro, all'altro che non c'è ancora
                                        ma ci sarà per improntare del suo alito
                                        il sasso, la luna, il vento.  


3° PREMIO - Anna Magnavacca “Poesia in forma di lettera” Ibiskos Ulivieri - Empoli

- Noi siamo quello che ricordiamo/il racconto è ricordo/e ricordo è vivereQuesti i versi di Mario Luzi che introducono l’intensa raccolta poetica di Anna Magnavacca “Poesia in forma di lettera”.Ed è sicuramente l’intelligente scelta di scrivere poesia in forma di lettera che riesce a sdoganare la possibile ritrosia dell’autrice a raccontare le sue esperienze di vita.

Ciò le consente di confidarle soltanto a chi sappia veramente intenderle e meditarle.  Non a caso l’Autrice scrive: “E’ come sollevare/su di un filo azzurro le parole … che vanno … vanno … come nubi”. Queste nubi percorrono la sua vita e lei sempre riesce a trasformare ogni ricordo, ogni affetto, ogni riferimento, in versi sorprendentemente autentici, naturali, avvolgenti.

Ma come poi nota: “Muta le sue lune – il tempo/e nel giro di brevi stagioni/tutto cambia”. Mutano i colori che “nel singhiozzo della cornacchia nera” si fanno girandola pirotecnica che si trasmuta dal rosso fuoco al giallo. Ma lei rivuole la sua normalità di vita, la sua vita di donna e invoca: “datemi ancora tempo” e il tempo, con la forza che forse solo le donne hanno, se lo prende acquistando al mercato “verdi mazzi di coraggio”.
Non chiediamo di nascere” scrive l’Autrice “ma il morire lo conosciamo/dal giorno della culla” ma, continua, “nascere è una gran fortuna/perché sappiamo che c’è qualcuno che ci ama/e ci amerà sempre”.
Luigi Tribaudino
                                       Scrivere una lettera
                                       è come sollevare
                                       su di un filo azzurro le parole ....
                                       
                                      che vanno ... vanno ... come le nubi ...

Ti scrivo per ricordarti
il respiro del mare a settembre
il cielo pieno e i nostri passi corti
per fermare il tempo.
Per mandarti la mia lontananza
il fruscio del mio vestito a balze
il dolore che mi accompagna.

Nell'aria ancora vortici
e d'azzurro e di perla e di sole.

Ti scrivo per dirti
che il vento ha tatuato il mio viso
come una lenta secca foglia.
Per un sogno d'attesa
- nella pioggia che smorza il tenace
canto delle cicale - sotto la pensilina
di una fumosa stazione.



Menzione speciale alla memoria della poetessa Porzia Benelli 

per la raccolta: “Poesie” ed. Edimond


Salvati dall’oblio, dall’attento curatore Massimo Frilli, i versi della allora giovane poetessa, la cui produzione si distribuisce nel quindicennio 1922 -1937, sono di profonda intensità drammatica: “spremo, sì, spremo/sospiri di carta/rinchiusi e distorti…” o ancora: “un verso è soltanto una lagrima sorda/un verso è solo un acuto/un verso è la candida ruga che si vede, invano”.

La voce interiore proviene dallo scandaglio nel silenzio profondo della sua anima e dalla sapiente ricerca, all’interno di una costellazione assolutamente originale e personale, della parola-immagine in grado di comunicarla. Simile in questo alla poetessa da lei tanto amata, Emily  Dickinson, di cui fu prima traduttrice in Italia.
           Angela Donna
I miei sensi

Da sempre conducevo
quest'alito di fiato
nell'aia occulta
e già dileguata
d'un incubo sordo.


Ma ora, già adesso
sventro senza ritegno
tutte le spighe di luce rigogliosa,
ardo in prigioni limacciose
tra fango austero,
spremo, sì, spremo
sospiri di carta
rinchiusi e distorti,
bevo acque solenni,
ingorda e temeraria.
                                      marzo 1922

SEGNALAZIONE  di MERITO
 Anna Maria Dall’Olio “L’angoscia del pane” ed. LietoColle

Segnalazione di merito, solo in quanto la raccolta, bellissima, comprende soltanto dieci poesie.
Dieci poesie di profondo valore sociale e civile, espresse in una forma stringata, dinamica, efficace.
Chiude la raccolta l’HAIKU: “Sparsi sull’erba/tre minuti di guerra/tre fiori rossi” che nella precedente edizione del nostro concorso, Garcia Lorca, vinse il primo premio per la poesia inedita.

Molto pregevole il libricino da collezione, della serie “Solo Dieci Poesie”della casa editrice LietoColle.
Luigi Tribaudino

                                 M'han sempre detto, emigra,
                                 ho sempre detto, qui resto,
                                 ti guardavo, mi parevi bella,
                                 Tempera scrollona traditora.


                                 Quando il mondo s'è messo sottosopra
                                 nella pancia della terra son scesa.
                                 
                                 Maria, nascerai un'altra volta,
                                 luce vedi, dopo oggi vien domani,
                                 aspettati gente, predi l'aghetto.


                                 Tripp'e panze pan'ze trippe
                                 faccia tosct' lu monn'è nosctre.    
                                  
                                          

La giuria: Silvana Copperi, Angela Donna, Luigi Tribaudino


Silvana Copperi, Angela Donna, Luigi Tribaudino

Nessun commento:

Posta un commento